Andreas Brehme
2010-04-18 03:21:27 UTC
Da il romanista:
C'è Diego Della Valle, che il clan di Moggi chiama «Il Buco», che chiede
scusa per aver pensato di cambiare il sistema calcio; e c'è Andrea Della
Valle, che invece chiamano «il buchino», che dice «il nostro progetto ora è
farci i cazzi nostri». E ci sono Moggi e Giraudo che quando il patron viola
li chiama per dirgli quanto gli vuole bene mettono la telefonata in viva
voce e «ridono come delle puttane». Poi c'è il direttore generale della
Fiorentina, ex uomo di Moggi in disgrazia, che continua a proporre al suo
capo di comprarsi direttamente gli arbitri senza passare da Moggi, e chiede
un sacco di soldi, ma Della Valle non ci sta e lo chiama «il furfante». «Mai
comprare le partite», ammonisce Innocenzo Mazzini, il vero protagonista di
questa storia, «sennò si fanno dei troiai. Se serve si manda un arbitro che
ti dà il 50 per cento.». Lo dice a Sandro Mencucci, l'amministratore
delegato viola, uomo di fiducia di Della Valle, che gli organizzerà il
contatto segreto con Paolo Bergamo, uno dei due designatori degli arbitri.
Questa è la storia che porterà in B anche la Fiorentina proprio perché in B
non ci andò nel campionato 2004/5 grazie ai favori del clan Moggi.
E'mercoledì 20 aprile 2005, quando allo stadio "Franchi" l'arbitro Nucini si
inventa sei minuti di recupero, nei quali caccia il difensore viola Maggio
consentendo al Messina di pareggiare in extremis. Diego Della Valle si
arrende: la Fiorentina è a un passo dalla B, lui è «alla rivoltella». Il
segnale è stato ricevuto. «Devono perde' un po' di partite» diceva Moggi al
suo clan qualche mese prima riferendosi al fatto che Della Valle andava
punito per la sua «voglia di cambiare il calcio», candidando Giancarlo Abete
al posto di Carraro in Figc e sfidando Galliani per la presidenza della
Lega. Ma oramai la partita politica era finita con la riconferma dei due
presidenti uscenti: la banda di Moggi aveva vinto e ora aspettava la resa
formale del patron viola.
Le indagini condotte dai carabinieri di Roma dimostrano in maniera
inequivocabile che la resa arriverà e sarà senza condizioni: nel volgere di
pochi giorni Della Valle infatti stringe un "patto d'acciaio" con Luciano
Moggi e in appena un mese la Fiorentina sarà pilotata verso la salvezza.
L'uomo
che si incarica di portare a termine il lavoro («quando c'è da mettere le
mani nella cacca ci sono solo io.») è Innocenzo Mazzini, numero tre della
Federcalcio, gran capo del centro federale di Coverciano dove gli arbitri si
radunano prima del sorteggio del venerdì, e soprattutto vero alter ego del
direttore generale della Juve che lui chiama confidenzialmente "amore mio".
Il 21 aprile Andrea Della Valle, fratello di Diego e presidente della
Fiorentina, chiama Mazzini: «Sono preoccupato - gli dice - non riesco a
capire l'accanimento degli arbitri verso di noi, questi killer così
professionali che ti fanno capire tutto.». Il problema, spiega Mazzini, è
che quelli che comandano «non hanno nessuna simpatia per voi, volete fare la
guerra ma non so come la potete fare. Dimmi cosa possa fare io».
E' Diego Della Valle che in realtà deve fare qualcosa: il cosa Mazzini lo
spiega in un successivo contatto con Mencucci: «Viene a Coverciano in una
stanzina riservata e gli dice: "Caro Paolo Bergamo, guarda che noi forse
abbiamo sbagliato, però siamo la Fiorentina, siamo i Della Valle, siamo
persone perbene, da voi, noi vorremmo essere tutelati". Quando tu hai fatto
questo basta e m'avanza, però se non lo fai, ti vanno nel culo. Io non ho da
dirti altro.». Mencucci va dai Della Valle, gli riferisce del colloquio e
torna da Mazzini con la risposta: «Siamo disposti a fare un patto d'onore
che noi assolutamente non incideremo per cambiamenti nel mondo del calcio».
La prima mossa in questo senso, sarà sconfessare il loro alleato Giancarlo
Abete che proprio in quei giorni sta facendo una campagna stampa per mandare
a casa i due designatori arbitrali: «ma chi lo conosce, ma chi l'ha mai
visto.». Mazzini esulta: è ora che Diego Della Valle e Paolo Bergamo si
parlino direttamente. Intanto al telefono: «Caro buco, gli dici al tuo capo,
ti telefonerà tizio». Il 24 aprile c'è Bologna-Fiorentina: dal sorteggio
esce Bertini: «Grande amico» lo presenta Mazzini a Mencucci. La gara finisce
0-0, la Fiorentina resta in corsa per salvarsi e Mazzini sfotte il suo
contatto viola: «Vi cerca l'ufficio indagini».
In quei giorni scoppia il caso con Lotito. Il presidente laziale chiama
Mazzini e gli dice che Della Valle gli ha proposto una combine per
Lazio-Fiorentina e lui «l'ha mandato affanculo». Della Valle oggi smentisce
e non esistono riscontri a questa vicenda se non la parola di Lotto che in
quei giorni non viene creduto nemmeno dai suoi sodali. Dirà Mazzini a
Giraudo: «Mi sono rotto di aiutare le teste di cazzo». Dirà Giraudo a
Mazzini: «E' stato utile in fase di elezione di Lega, ma adesso fuori dai
coglioni». In quella conversazione emerge uno dei motivi che portano il
sistema Moggi a salvare la Fiorentina: «Perderli come pagatori in serie A mi
dispiacerebbe, questi c'hanno i soldi veri, pensaci tu Antonio a come
fargliela pesare». Del tema Mazzini ne parla anche con Galliani: gli spiega
«l'utilità che questi due finocchi stiano nel calcio, loro sono così cretini
da non capire che non ci restano tramite Zamparini».
Nel frattempo la Fiorentina perde la gara casalinga contro il Milan (1-2),
arbitro De Santis. In quella occasione ineccepibile: «Si è messo ad
arbitrare bene» notano in casa rossonera. Ma la Juve è furibonda. Il 2
maggio Diego Della Valle chiama Moggi e il direttore generale bianconero lo
fomenta: «L'arbitro vi ha fatto un culo, ma noi abbiamo fatto casino per
voi». Della Valle sembra arrendevole: «Siamo sotto schiaffo, con certa gente
più che prenderci un caffè che posso fare?». «Prendici un cappuccino, ti
devi incazzare, una scrollatina a settimana». Della Valle accetta il
consiglio: «Ma lo facciamo in privato no?». «Sì, ma pensiamo a salva' la
Fiorentina». La sera stessa, d'accordo con Mazzini, Della Valle chiama
Bergamo: «Non l'ho mai chiamata prima, non conoscendola, perché non sapevo
neanche che uno potesse alzare il telefono e chiamarla. Più di una volta
abbiamo avuto la voglia di capire un po' certe cose ma non l'ho mai fatto
solo per quello, altrimenti avrei chiamato anche prima, insomma.». Decidono
così di prendersi un caffè, che in realtà sarà un pranzo al quale
parteciperanno anche Andrea Della Valle e Mazzini. L'effetto della
telefonata si vede subito sull'arbitro di Chievo-Fiorentina: Dondarini. «Bel
lavoro» commenta Mazzini. Finirà 2-1 per i viola con un gol regolare
annullato al Chievo all'ultimo minuto: fallo di confusione. A fine gara il
colloquio fra Mazzini e Mencucci dice tutto: «Ti lamenti ancora?». «Ho
imparato, eccome se ho imparato». «Quando ci si affida a noi... diglielo ai
tuoi amici». In serata il presidente degli arbitri Tullio Lanese a un
giornalista amico dirà: «Hai visto? Il killer ha colpito a Verona».
Il giorno dopo Della Valle chiama Giraudo e Moggi per comunicargli la sua
"gioia". Alla telefonata è presente Mazzini che ride come un matto: «Questo
non ha capito un cazzo, siamo contentissimi solo perché così gli portiamo
via un po' di quattrini». E arriva il giorno del vertice a quattro. Il 14
maggio, sabato, al ristorante Villa la Massa, a Bagno a Ripoli, una località
appartata alle porte di Firenze. Il pranzo dura quasi tre ore. Al termine
Mazzini dirà all'altro designatore, Pairetto: «Ero a lavorare per te,
buffone!, per la nostra Fiorentina». Anche i Della Valle sembrano
soddisfatti. «Alla grande - dirà Mencucci a Mazzini - meglio di così non si
poteva fare». Poi conferma la svolta politica: «Lui di fare il paladino dei
poveri s'è bell'e rotto i coglioni, te le dico io». Ma il più contento di
tutti è Bergamo che pensa di essersi messo in tasca la riconferma come
designatore: «Se sono vere il 50 per cento delle cose che mi ha promesso
stiamo a cavallo» riferisce alla Fazi, la potente segretaria degli arbitri.
Il giorno dopo la partita con l'Atalanta, arbitro Rodomonti, finisce in
parità e la salvezza sembra lontanissima. Della Valle disperato chiama Moggi
che lo rassicura: «Salvarsi è roba da dilettanti, io tifo per te» «Lo so
Luciano, mi sembra che tra noi ci sia un rapporto eccellente».
Il 22 maggio c'è Lazio-Fiorentina, quella della presunta combine mancata. E
stavolta la Fiorentina viene scippata. Finisce 1-1 ma un gol viola viene
evitato sulla riga dalla mano di un difensore laziale. Per l'arbitro
Rosetti, che si consulta con il guardalinee Pisacreta, è stato un colpo di
testa. L'errore marchiano di Rosetti, che Bergamo attribuisce alla
stanchezza per troppo lavoro, mette il panico nel sistema moggiano. Alla
Fiorentina potrebbe non bastare vincere l'ultima partita in casa col
Brescia. Mencucci protesta con Mazzini: «Ci sentiamo traditi». «Se
retrocedono succede un casino» è il messaggio che il capo di Coverciano
manda a tutta la banda. La cosa chiave è aggiustare il risultato di
Lecce-Parma: impedire al Parma di vincere una partita contro un avversario
che non ha motivazioni. Mencucci si incarica di contattare il direttore
sportivo leccese Pantaleo Corvino, che i Della Valle hanno già preso per la
prossima stagione al posto di Lucchesi: «Ci pensa Leo». Mazzini e Bergamo
individuano l'arbitro giusto: Massimo De Santis. Diego Della Valle si
raccomanda a Moggi: «Ci pensiamo noi a salvarti, dai che se lottiamo ce la
facciamo». Il 29 maggio la Fiorentina travolge il Brescia 3-0 ma lo scandalo
si consuma a Lecce. Pochi minuti prima della gara Bergamo chiama De Santis
per sapere se è tutto a posto: sì, ha parlato con i guardalinee, «ci
mettiamo in mezzo noi». Finisce 3-3, a Firenze si festeggia la salvezza
quando Mazzini chiama Mencucci: «I cavalli boni vengono sempre fori eh? Le
nostre pedine funzionano sempre, l'operazione chirurgica è stata perfetta».
Poi chiama un amico: «Lo sapranno in dieci di questo capolavoro, ma me ne
importa una sega, nel calcio vero conta sempre su di me». Quando le festa è
finita anche i Della Valle ringraziano il loro salvatore: «Certi errori non
li faremo più».
C'è Diego Della Valle, che il clan di Moggi chiama «Il Buco», che chiede
scusa per aver pensato di cambiare il sistema calcio; e c'è Andrea Della
Valle, che invece chiamano «il buchino», che dice «il nostro progetto ora è
farci i cazzi nostri». E ci sono Moggi e Giraudo che quando il patron viola
li chiama per dirgli quanto gli vuole bene mettono la telefonata in viva
voce e «ridono come delle puttane». Poi c'è il direttore generale della
Fiorentina, ex uomo di Moggi in disgrazia, che continua a proporre al suo
capo di comprarsi direttamente gli arbitri senza passare da Moggi, e chiede
un sacco di soldi, ma Della Valle non ci sta e lo chiama «il furfante». «Mai
comprare le partite», ammonisce Innocenzo Mazzini, il vero protagonista di
questa storia, «sennò si fanno dei troiai. Se serve si manda un arbitro che
ti dà il 50 per cento.». Lo dice a Sandro Mencucci, l'amministratore
delegato viola, uomo di fiducia di Della Valle, che gli organizzerà il
contatto segreto con Paolo Bergamo, uno dei due designatori degli arbitri.
Questa è la storia che porterà in B anche la Fiorentina proprio perché in B
non ci andò nel campionato 2004/5 grazie ai favori del clan Moggi.
E'mercoledì 20 aprile 2005, quando allo stadio "Franchi" l'arbitro Nucini si
inventa sei minuti di recupero, nei quali caccia il difensore viola Maggio
consentendo al Messina di pareggiare in extremis. Diego Della Valle si
arrende: la Fiorentina è a un passo dalla B, lui è «alla rivoltella». Il
segnale è stato ricevuto. «Devono perde' un po' di partite» diceva Moggi al
suo clan qualche mese prima riferendosi al fatto che Della Valle andava
punito per la sua «voglia di cambiare il calcio», candidando Giancarlo Abete
al posto di Carraro in Figc e sfidando Galliani per la presidenza della
Lega. Ma oramai la partita politica era finita con la riconferma dei due
presidenti uscenti: la banda di Moggi aveva vinto e ora aspettava la resa
formale del patron viola.
Le indagini condotte dai carabinieri di Roma dimostrano in maniera
inequivocabile che la resa arriverà e sarà senza condizioni: nel volgere di
pochi giorni Della Valle infatti stringe un "patto d'acciaio" con Luciano
Moggi e in appena un mese la Fiorentina sarà pilotata verso la salvezza.
L'uomo
che si incarica di portare a termine il lavoro («quando c'è da mettere le
mani nella cacca ci sono solo io.») è Innocenzo Mazzini, numero tre della
Federcalcio, gran capo del centro federale di Coverciano dove gli arbitri si
radunano prima del sorteggio del venerdì, e soprattutto vero alter ego del
direttore generale della Juve che lui chiama confidenzialmente "amore mio".
Il 21 aprile Andrea Della Valle, fratello di Diego e presidente della
Fiorentina, chiama Mazzini: «Sono preoccupato - gli dice - non riesco a
capire l'accanimento degli arbitri verso di noi, questi killer così
professionali che ti fanno capire tutto.». Il problema, spiega Mazzini, è
che quelli che comandano «non hanno nessuna simpatia per voi, volete fare la
guerra ma non so come la potete fare. Dimmi cosa possa fare io».
E' Diego Della Valle che in realtà deve fare qualcosa: il cosa Mazzini lo
spiega in un successivo contatto con Mencucci: «Viene a Coverciano in una
stanzina riservata e gli dice: "Caro Paolo Bergamo, guarda che noi forse
abbiamo sbagliato, però siamo la Fiorentina, siamo i Della Valle, siamo
persone perbene, da voi, noi vorremmo essere tutelati". Quando tu hai fatto
questo basta e m'avanza, però se non lo fai, ti vanno nel culo. Io non ho da
dirti altro.». Mencucci va dai Della Valle, gli riferisce del colloquio e
torna da Mazzini con la risposta: «Siamo disposti a fare un patto d'onore
che noi assolutamente non incideremo per cambiamenti nel mondo del calcio».
La prima mossa in questo senso, sarà sconfessare il loro alleato Giancarlo
Abete che proprio in quei giorni sta facendo una campagna stampa per mandare
a casa i due designatori arbitrali: «ma chi lo conosce, ma chi l'ha mai
visto.». Mazzini esulta: è ora che Diego Della Valle e Paolo Bergamo si
parlino direttamente. Intanto al telefono: «Caro buco, gli dici al tuo capo,
ti telefonerà tizio». Il 24 aprile c'è Bologna-Fiorentina: dal sorteggio
esce Bertini: «Grande amico» lo presenta Mazzini a Mencucci. La gara finisce
0-0, la Fiorentina resta in corsa per salvarsi e Mazzini sfotte il suo
contatto viola: «Vi cerca l'ufficio indagini».
In quei giorni scoppia il caso con Lotito. Il presidente laziale chiama
Mazzini e gli dice che Della Valle gli ha proposto una combine per
Lazio-Fiorentina e lui «l'ha mandato affanculo». Della Valle oggi smentisce
e non esistono riscontri a questa vicenda se non la parola di Lotto che in
quei giorni non viene creduto nemmeno dai suoi sodali. Dirà Mazzini a
Giraudo: «Mi sono rotto di aiutare le teste di cazzo». Dirà Giraudo a
Mazzini: «E' stato utile in fase di elezione di Lega, ma adesso fuori dai
coglioni». In quella conversazione emerge uno dei motivi che portano il
sistema Moggi a salvare la Fiorentina: «Perderli come pagatori in serie A mi
dispiacerebbe, questi c'hanno i soldi veri, pensaci tu Antonio a come
fargliela pesare». Del tema Mazzini ne parla anche con Galliani: gli spiega
«l'utilità che questi due finocchi stiano nel calcio, loro sono così cretini
da non capire che non ci restano tramite Zamparini».
Nel frattempo la Fiorentina perde la gara casalinga contro il Milan (1-2),
arbitro De Santis. In quella occasione ineccepibile: «Si è messo ad
arbitrare bene» notano in casa rossonera. Ma la Juve è furibonda. Il 2
maggio Diego Della Valle chiama Moggi e il direttore generale bianconero lo
fomenta: «L'arbitro vi ha fatto un culo, ma noi abbiamo fatto casino per
voi». Della Valle sembra arrendevole: «Siamo sotto schiaffo, con certa gente
più che prenderci un caffè che posso fare?». «Prendici un cappuccino, ti
devi incazzare, una scrollatina a settimana». Della Valle accetta il
consiglio: «Ma lo facciamo in privato no?». «Sì, ma pensiamo a salva' la
Fiorentina». La sera stessa, d'accordo con Mazzini, Della Valle chiama
Bergamo: «Non l'ho mai chiamata prima, non conoscendola, perché non sapevo
neanche che uno potesse alzare il telefono e chiamarla. Più di una volta
abbiamo avuto la voglia di capire un po' certe cose ma non l'ho mai fatto
solo per quello, altrimenti avrei chiamato anche prima, insomma.». Decidono
così di prendersi un caffè, che in realtà sarà un pranzo al quale
parteciperanno anche Andrea Della Valle e Mazzini. L'effetto della
telefonata si vede subito sull'arbitro di Chievo-Fiorentina: Dondarini. «Bel
lavoro» commenta Mazzini. Finirà 2-1 per i viola con un gol regolare
annullato al Chievo all'ultimo minuto: fallo di confusione. A fine gara il
colloquio fra Mazzini e Mencucci dice tutto: «Ti lamenti ancora?». «Ho
imparato, eccome se ho imparato». «Quando ci si affida a noi... diglielo ai
tuoi amici». In serata il presidente degli arbitri Tullio Lanese a un
giornalista amico dirà: «Hai visto? Il killer ha colpito a Verona».
Il giorno dopo Della Valle chiama Giraudo e Moggi per comunicargli la sua
"gioia". Alla telefonata è presente Mazzini che ride come un matto: «Questo
non ha capito un cazzo, siamo contentissimi solo perché così gli portiamo
via un po' di quattrini». E arriva il giorno del vertice a quattro. Il 14
maggio, sabato, al ristorante Villa la Massa, a Bagno a Ripoli, una località
appartata alle porte di Firenze. Il pranzo dura quasi tre ore. Al termine
Mazzini dirà all'altro designatore, Pairetto: «Ero a lavorare per te,
buffone!, per la nostra Fiorentina». Anche i Della Valle sembrano
soddisfatti. «Alla grande - dirà Mencucci a Mazzini - meglio di così non si
poteva fare». Poi conferma la svolta politica: «Lui di fare il paladino dei
poveri s'è bell'e rotto i coglioni, te le dico io». Ma il più contento di
tutti è Bergamo che pensa di essersi messo in tasca la riconferma come
designatore: «Se sono vere il 50 per cento delle cose che mi ha promesso
stiamo a cavallo» riferisce alla Fazi, la potente segretaria degli arbitri.
Il giorno dopo la partita con l'Atalanta, arbitro Rodomonti, finisce in
parità e la salvezza sembra lontanissima. Della Valle disperato chiama Moggi
che lo rassicura: «Salvarsi è roba da dilettanti, io tifo per te» «Lo so
Luciano, mi sembra che tra noi ci sia un rapporto eccellente».
Il 22 maggio c'è Lazio-Fiorentina, quella della presunta combine mancata. E
stavolta la Fiorentina viene scippata. Finisce 1-1 ma un gol viola viene
evitato sulla riga dalla mano di un difensore laziale. Per l'arbitro
Rosetti, che si consulta con il guardalinee Pisacreta, è stato un colpo di
testa. L'errore marchiano di Rosetti, che Bergamo attribuisce alla
stanchezza per troppo lavoro, mette il panico nel sistema moggiano. Alla
Fiorentina potrebbe non bastare vincere l'ultima partita in casa col
Brescia. Mencucci protesta con Mazzini: «Ci sentiamo traditi». «Se
retrocedono succede un casino» è il messaggio che il capo di Coverciano
manda a tutta la banda. La cosa chiave è aggiustare il risultato di
Lecce-Parma: impedire al Parma di vincere una partita contro un avversario
che non ha motivazioni. Mencucci si incarica di contattare il direttore
sportivo leccese Pantaleo Corvino, che i Della Valle hanno già preso per la
prossima stagione al posto di Lucchesi: «Ci pensa Leo». Mazzini e Bergamo
individuano l'arbitro giusto: Massimo De Santis. Diego Della Valle si
raccomanda a Moggi: «Ci pensiamo noi a salvarti, dai che se lottiamo ce la
facciamo». Il 29 maggio la Fiorentina travolge il Brescia 3-0 ma lo scandalo
si consuma a Lecce. Pochi minuti prima della gara Bergamo chiama De Santis
per sapere se è tutto a posto: sì, ha parlato con i guardalinee, «ci
mettiamo in mezzo noi». Finisce 3-3, a Firenze si festeggia la salvezza
quando Mazzini chiama Mencucci: «I cavalli boni vengono sempre fori eh? Le
nostre pedine funzionano sempre, l'operazione chirurgica è stata perfetta».
Poi chiama un amico: «Lo sapranno in dieci di questo capolavoro, ma me ne
importa una sega, nel calcio vero conta sempre su di me». Quando le festa è
finita anche i Della Valle ringraziano il loro salvatore: «Certi errori non
li faremo più».